“Il futuro che avrai domani
non sarà lo stesso che avevi ieri”.
Io venero Palahniuk.
Non ho mai voluto appositamente leggere una sola critica sui suoi libri per non farmi influenzare e non me ne importa un beneamato niente di quello che ne pensano gli altri.
Ne sono semplicemente addicted, so che come me esistono altri palahniuk-dipendenti ed ogni sua uscita letteraria è per noi come fare la comunione, consci che dentro al calice del vino ci saranno metanolo, sangue e chiodi.
Non chiediamo di meglio!
Sconvolto dalla genialità di “Fight Club” e di “Survivor“, lo elessi a mio personale scrittore di fine millennio, degno erede (per tematiche, non per stile) di Easton Ellis.
Se quest’ultimo ha descritto l’America degli anni ’90 (anche se “Glamorama” si concludeva quasi profeticamente in Italia), Palahniuk sta gettando ormai da tempo fango e merda su tutti gli strascischi di quegli anni, inchiodando sulle sue elettriche pagine tutte le degenerazioni di un’epoca.
In realtà, a voler essere cattivi, il nostro eroe scrive sempre intorno allo stessa tema: la ribellione al sistema.
Tale rivolta non avviene piu’ tramite ideologie o religioni (la stessa fottuta tentazione), ma attraverso la decostruzione di se stessi, distruggendo l’individuo che noi siamo e così come è stato creato dalla società fino a far esplodere i propri detriti in giro colpendo chiunque capiti a tiro.
Con “Rabbia” l’autore ritorna ad essere brillante e travolgente come nelle sue prove migliori.
Se l’aura mistica di “Diary“, l’artificiosità di “Cavie” o le inutili bonus-track per aficionados quali “Portland souvenir” e “La scimmia pensa, la scimmia fa” vi avevano deluso, gettatevi senza indugio su questo libro e preparatevi a non abbandonarlo fino alla fine della lettura, per infine piangere perchè avreste voluto durasse altre 400 pagine.
Le differenza fondamentale tra Ellis e Palahniuk risiede nel fatto che il primo è uno scrittore poco prolifico, autoriale, maniacale nella cura dello suo stile ed ogni suo libro è una scultura perfetta; il secondo è una macchina da guerra che spara un libro-kamikaze ogni anno adottando uno stile tumultuoso, multiforme e con gran gusto per le frasi lapidarie che ti scarnificano il cervello.
Sono complementari ed eccitanti entrambi.
Solo che se il primo sembra aver concluso la sua parabola col meraviglioso “Lunar Park“, che ha tutti i connotati di un epitaffio, nonchè della summa di una carriera sui-generis, il secondo continua a raccontare il mondo attuale e non da segno di aver esaurito le cartucce.
Esplicitamente scritto secondo la tradizione di altri racconti orali, il racconto si dipana attraverso le brevi dichiarazioni dei personaggi che hanno conosciuto, direttamente o indirettamente, Buster “Rant” Casey; è come assistere ad un documentario in cui una dopo l’altra vengono intervistate le persone che raccontano la loro versione dei fatti.
Buster Casey è nell’immaginario comune il mostro-ribelle per eccellenza: figlio della noiosa e patetica provincia americana, psicopatico con una famiglia balzana alle spalle, si diletta fin da giovane a farsi mordere da insetti, ragni e serpenti fino a diventare totalmente immune ad ogni veleno e portatore del virus della rabbia.
La sua idea “punk” dell’esistenza lo porterà ad entrare facilmente in sintonia con i Notturni, ragazzi che vivono solo di notte per organizzare i cosidetti “party crashing“, scontri automobilistici a tema in cui vengono dileggiati e ribaltati gli sterotipi della società e che trovano il loro climax nella serata “Luna di Miele“, in cui i partecipanti, maschi e femmine, si vestono da sposi.
Circondati da una senso di morte non imminente, ma già avvenuta, disgustati dalla società che li manipola e controlla attraverso il programma “Ti-Vedo“, dipendenti dalle trasmissioni di Radio Traffico Esplicito, che racconta nei minimi dettagli gli effetti degli incidenti stradali, sera dopo sera i crashers cercheranno nuove forme di socializzazione, e soprattutto una rinascita, attraverso gli scontri di gruppo.
In questa cornice generale, in cui vengono inseriti pure sprazzi consistenti di teorie della cospirazione sulle grandi epidemie mondiali ed i nuovi virus e sulle nuove forme di controllo (i ragazzi sono tutti dotati di innesto cerebrale à la “Matrix” attraverso cui incanalarsi esperienze, ma usato anche da governi e multinazionali per farsi propaganda), emerge, quasi epica, la figura di Buster Casey che, di racconto in racconto, diverrà una forma di supereroe dopo la sua spettacolare morte.
Incapaci di credere alla sua scomparsa, esattamente come tutti coloro che credono che Elvis Presley, Jim Morrison e Gesu’ Cristo siano resuscitati o ancora in circolazione, Rant sarà per i Notturni il simbolo dell’anticonformismo piu’ estremo, per i Diurni il peggior serial-killer della storia dell’umanità: i sui pericolosi e metrosessuali baci diffonderanno, infatti, il virus della rabbia (una palese e beffarda metafora) trasformando tutte le persone con ansie di fuga in sbavanti e folli cannibali, tanto da portare il mondo alla creazione di nuove forme di apartheid.
La mitologia intorno a Rant, derivata dalla non accettazione della sua dipartita e dalla pazzia indotta dalla rabbia (che, inoltre, blocca gli innesti ridonando la libertà mentale) arriverà al punto di creare una teoria sui veri scopi fantascientifici dei party crashing: la ricerca dello scontro definitivo che consenta un viaggio indietro nel tempo per potersi prima accoppiare coi propri avi, al fine di replicarsi e diventare una sorte di super-uomo e soprattutto manipolare il futuro, per poi uccidere i propri genitori e, contraddicendo le teorie fisiche piu’ conformiste, liberarsi dalla schiavitu’ del tempo.
Se Dio si è fatto uomo, perchè non potrebbe accadere il contrario?
E’ difficile condensare in poche parole le sottotrame (la lotta ingaggiata da Buster contro il suo vero padre per poter salvare la madre), tutti i temi affrontati da Palahniuk, citare i gustosi aneddoti bagnati di grossolana ironia contro tutto e tutti (una sua caratteristica, tanto che lo adoro proprio perchè rappresentante di una forma di cinismo estremo che evita il nichilismo) e rendere al meglio l’impressionante capacità di organizzare le centinaia di dichiarazioni rilasciate senza mai perdere il filo del racconto, senza momenti di stasi, senza mai perdere la lucidità sulla costruzione di una figura che nella mente delle persone acquisisce progressivamente nuove sfaccettature, fino alla trasfigurazione in un nuovo idolo di distruzione di massa.
O forse di palingenesi…
“Come si fa a dire che Rant ha reagito in modo eccessivo? Come vuoi che reagisca una persona intelligente quando scopre di non essere altro che il prodotto di un sistema corrotto e malvagio? Come puoi continuare a vivere sapendo che ogni tuo respiro, ogni dollaro di tasse che paghi, ogni bambino che metti al mondo e a cui vuoi bene servirà soltanto a perpetuare un sistema marcio? Come fai a vivere sapendo che ogni tua singola cellula e goccia di sangue è parte integrante di questo marciume?”
la mia copia è qui vicino, sulla scrivania. me la guardo un po’, prima di iniziare a leggere.
(d’accordo su tutta la linea ellis/palahniuk, e anch’io pressoché addicted, anche se mi tengo sempre libera una zona di libera critica, molto attiva con cavie e diary – non con portland souvenir e la scimmia pensa, che trovo siano due libri che non vogliono sembrare altro da quello cher sono. la scimmia in particolare mi è piaciuto, addirittura, molto. l’ultima parte è molto intensa)
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Io adoro Palahniuk, non ho letto tutto il post, mi sono fermato dove inizi a raccontare la storia perchè voglio ancora non ho letto rabbia e non voglio farmi anticipare il finale….
Ps Dà un’occhiata al Dylan Dog di questo mese, è dichiaratamente ispirato a Figth Club
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Caro Fiak,
nel post racconto alcuni dettagli della trama, ma è così complessa che ti assicuro che non ti rovini (quasi) nessuna delle sorprese.
Ovvio che è sicuramente meglio che tu legga il mio post dop la lettura del libro, ma appositamente non ho raccontato la sottotrama principale che nel finale esplode in tutto il suo delirio e include il significato, ahimè assai dolente, di tutto il libro.
Dylan Dog di ottobre?
Spero di trovarne ancora una copia, ora son curioso!
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No è il Dyd di Novembre, che naturalmente è uscito il 26 ottobre, quindi vai tanquillo all’edicola che lo trovi sicuro.
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siccome temo che il trackback sia fallito… bella recensione!
non mi era venuto in mente il parallelo con Ellis, forse perchè di lui ho letto poco e trovo Palahniuk molto più coinvolgente, profondo e tematicamente e letterariamente ricco.
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ragazzi io da quando leggo Palahniuk non riesco piu a leggere altro!
lo trovo geniale sfacciato e cosi incredibile da far paura è impossibile non guardare tutti gli altri con occhi diversi.
E se stessi con occhi diversi,possiamo essere barbona,america o whitter…
Ho solo una cosa da dire che per quanto eccezionali i suo libri,li devo affrontare a piccole dosi e con musica d’eccezione per non rimanere troppo intrappolata nella sua cruda realtà!
adoro i suoi dettagli le sue riflessioni e il uo modo fi scrivere non annoia per niente.
dopo cavie una mia amica mi ha regalato un libro di Baricco:sangue!
non voglio criticare in quanto non sono abile in materia ma vi giuro che lei m ha allontanata dopo averle prestato “soffocare”.
Io vado a letto sono stanca(stasera abbiamo avuto 456 clienti in pizzeria e fuori piove) grazie per aver letto anche me!
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@nastia: e dopo una nottata così hai ancora le forze per scrivere su Chuck?
E’ proprio amore e non ti meriti un’amica che legge Baricco!
Buona domenica!
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Pingback: Palahniuk: Rant « mezzanottefonda
“presente.”
ottimo articolo, peraltro. portland e il libro scimmiesco non voglio possederli per principio (o non voglio che loro posseggano me?), ma il resto giace felicemente nel mio scaffale libraceo. vediamo di procurarci anche questo volume.
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@disgustosarana:
Hai fatto bene.
Salta a piè pari quei due testi e fiondati su “Rabbia” come la piu’ preziosa delle droghe.
Complimenti per aver inserito i Dredg nella tua radioblog!
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portland diary l’ho evitato anch’io, ma la scimmia pensa la scimmia fa mi è piaciuto. è bello sapere che esiste un mondo in cui giornali e riviste affidano servizi a uno come pataciuk, e un mondo in cui uno come pataciuk scrive sui giornali anzichè stare arroccato sulla torre del letterato. anche se si tratta del mondo di quei pazzi degli americani.
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Pingback: Angelic
leggo solo ora la tua risposta al mio commento.
complimenti a te che conosci i dredg!
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Se però leggete “Portland Souvenir” e “La scimmia…” trovate un bel po’ di materiale sulle origini dei romanzi di Palahniuk, ad esempio la descrizione sulla roba dopante di Survivor o l’idea di decorare le auto in “Rabbia”.
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@Antonio:
verissimo, ma sono anche prescindibili ed apprezzabili giusto dallo zoccolo duro dei Chuck-adoratori 🙂
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Con questo libro direi che Palahniuk incontra Dick e scrive un libro su un personaggio mitico che perfino nella realtà raccontata del libro stesso non si capisce se sia esistito o meno. Il tutto inserito in una mondo distopico tra il dittatoriale e il virtuale, che controlla in modo massivo mente e corpo. Perfino la frase “E se la realtà fosse altro che una malattia” è molto dickiana.
Anch’io sono un addicted, della prima ora, e credo che Rant Casey sia un personaggio molto forte, davvero riuscito, dopo Tyler Durden. Il libro è molto Palahniuk, ma il finale è troppo ambiguo e lascia il lettore nella complicata e confusa posizione di capire da che parte vedere la realtà narrata libro. Come il miglior Dick.
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Ops, ultima battuta… durante la descrizioni delle dinamiche e degli incidenti del party crashing non potevo fare a meno di pensare continuamente a Ballard e al suo ‘Crash’.
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Sono anche io chuck-addicted, ho letto tutti i libri “Snuff” compreso, forse l’episodio più basso di Chuck, e con poco slancio ed entusiasmo ho iniziato Rabbia…
Beh ho ritrovato il mio scrittore preferito, in due giorni mi son ricordato del perché ognuno dovrebbe avere un libro di Palahniuk nella libreria e godere di ogni sua struttura narrativa. Rischio di essere sacrilego ma credo che Rant Casey sia il nuovo Tyler Durden anche se rabbia non è il nuovo Fight Club.
Bello Bello Bello.
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Ciao Lenny, sono capitata in questa pagina molto tempo fa, per caso.
l’ho inserita nei preferiti e l’ho riaperta oggi, dopo aver finito di leggere rabbia.
mi ha incasinato un sacco le idee quel libro..non è affatto un libro da spiaggia (luogo in cui l’ho divorato) ma mi è piaciuto da matti..
in tutto questi casini, incesti, morti, non ho capito dove sia finita Echo..
AIUTOOOO!
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ecco, mi aggancio ad aurora. ho finito rant da un mese, ma ero in viaggio. e ogni giorno la mia testolina si arrovellava sulla fine di echo. mi sono portata dietro questo capolavoro come una bibbia, riaprendolo, riperdorrendo ogni passaggio per cercare l’indizio rivalatore su echo. e non ho trovato niente. quindi, tornata in ufficio, come prima cosa sto cercando su internet: che finale c’è per echo? please help.
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Anche io venero Palahniuk, ho letto anche alcune critiche e sinceramente me ne strafrego di quello che pensano gli altri.
Quell’ uomo è un genio assurdo.
Quello che esce dai suoi libri è PURA e SEMPLICE VERITà, accidenti, la mette giù cruda, esattamente come non vorremmo sentircela dire e ce la sbatte davanti agli occhi nella sua ovvietà…
Quello scrittore ha capito tutto.
Non vedo l’ora di leggermi Rabbia! 🙂
(non ho letto tutto il tuo post per non spoilerarmi il libro ;))
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dipendente da ormai anni…..
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Di Chuck ormai sarei disposto a leggere, sulla fiducia, anche la lista della spesa… sto finendo in questi giorni (nel senso che l’ho cominciato 2 giorni fa) Rabbia, e come sempre mi accorgo che la cultura in generale e la letteratura in particolare ti offrono sempre delle nicchie dove sprofondare con beatitudine e riconoscenza, alla faccia di tutto quello che è parte del cosiddetto “pensiero dominante” (per farla breve)… facile quindi dire che anche La scimmia… rappresenta una raccolta intensa, poliedrica e multilivello anche se non a strati (a differenza dei romanzi), vale veramente la pena di leggerlo piuttosto che trastrullarsi appresso a oceani baricchiformi; adesso vado che si sta per aprire una finestra e vorrei proprio riuscire a trovare posto in una squadra, fosse anche il posteriore sinistro
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Se vi è piaciuto questo libro o state pensando di comprarlo potete trovare qualche frase anche qui.
http://pensierifrasiconsigli.blogspot.com/2011/12/pensieri-e-frasi-di-rabbia-indice.html
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Ottima recensione!
Io l’ho appena finito di leggere, e mi è piaciuto così tanto che ho pensato subito di andarmi a guardare qualche recensione per farmi qualche idea, per raccogliere qualche idea… complimenti mi sei piaciuto, di Palahniuk ho letto, per iniziare “Soffocare”, “Invisible Monsters”, “Fight Club” (anche se per primo ho visto il film), “Survivor”, “Ninna Nanna” e infine “Rabbia”… tutti STUPENDI, il meno “Ninna Nanna” ma non per questo vuol dire che non mi è piaciuto… sono molto invogliato e mi comprerò gli altri
p.s: io non conosco Ellis, mi hai invogliato a leggere qualche suo romanzo, grazie dello spunto
Palahniuk è uno spietato genio! Per ora il mio preferito in assoluto, seguo i Forum e le pagine Facebook che lo riguardano… è un idolo in tutti i sensi
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