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Flatline: il piattume dei libri

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Questo post è uno sfogo, se volete anche un po’ scanzonato e superficiale, ma non dubito che qualcuno concorderà con me e se vorrà potrà aggiungere altre considerazioni.

Da diversi mesi si sta creando in me una spiacevolissima sensazione, che ieri si è quasi trasformata in vero e proprio panico.

Come molti, ma sicuramente sopra la media nazionale (per esempio: alcuni italiani non leggono mai, altri leggono un libro all’anno) sono un assiduo frequentatore di cinema, compratore di DVD, import compresi, cerco di tenermi informato sulle mostre d’arte più interessanti, e quest’anno ne ho fatto incetta, e soprattutto ho la mia droga preferita, fin dai tempi dell’infanzia, che si chiama “libro”.

Leggere 2-3 libri al mese, a volte contemporaneamente, per me è normale, una necessità, una consuetudine anche.

E se solo non fossi afflitto da giornate lavorative pesanti forse ne leggerei anche il doppio.

Fino a un anno fa accadeva di entrare in libreria, trascorrerci almeno un’ora di tempo a scartabellare anche i testi più nascosti, dai romanzi d’intrattenimento ai saggi di storia delle religioni o mistica ebraica, per poi uscire con lo stipendio sderenato dopo aver vagato per il negozio con il cesto a mano come se per nutrirmi acquistassi solo cellulosa stampata.

E mia abitudine è sempre stata regalare libri, riuscendo, con mia soddisfazione, a trovare sempre un prodotto adeguato al destinatario, ma che fosse anche originale e non prevedibile.

Non saprei affermare con certezza quando la situazione editoriale abbia intrapreso una strada di non mio gradimento; sarebbe troppo facile accusare l’exploit de “Il codice Da Vinci” di aver corrotto il mercato dei libri, dato che forse ha solo accelerato un processo già in atto.

Sta di fatto che ormai da tempo continuo a leggere quasi solo libri già acquistati mesi orsono, son riuscito a scoprire qualche perla grazie a riviste ad hoc o gironzolando su Anobii.com, ma non riesco più a farmi sorprendere da qualche nuova pubblicazione.

Premetto, e le mie recensioni online lo dimostrano, che le mie letture sono molto variegate.

Posso dedicarmi adun testo di Sholem o Moshe Idel così come ad un thriller di Chattam, in un “sano” equilibrio fra saggio, arte e intrattenimento.

Tuttavia per ognuno di questi campi aspiro al soddisfacimento di un certo livello.

Il saggio deve essere documentato, serio, in una bella edizione ricca di bibliografia e innovativo.

L’arte deve smuovere ogni particella del mio essere.

L’intrattenimento deve farmi divertire e magari spremermi per bene le surrenali.

Chiedo solo che un libro svolga, quindi, la sua funzione.

Non cerco necessariamente il capolavoro ogni volta.

Invece provate in un periodo come questo in cui gli scaffali delle librerie sono stracolmi ad osservare ciò che vi viene offerto.

L’80% dei libri è rappresentato da vecchie uscite e riedizioni o comunque libri che albergano nello stesso posto almeno da un anno.

Se c’è un testo interessante, è presente in una copia.

Bad Monkeys” di Matt Ruff, un romanzo adrenalinico, nonchè una vera boccata d’aria fresca, pur incentrato su temi abusati, ma nell’ambito di una cornice intellettuale mica da ridere, è già scomparso dai magazzini.

Il settore “intrattenimento” è saturo (ancora!) di cloni de “Il codice Da Vinci” o de “Il circolo Dante“, in cui ogni pittore e scrittore dei secoli passati diventa custode di misteri o addirittura investigatore.

Per non parlare dei romanzi di fanta-storia: a bizzeffe!

La fantascienza?

Un grosso buco.

Al massimo potete leggere le riedizioni di Dick o Matheson.

Stiamo parlando ovviamente di autori over-the-top, ma nessuno ne scrive più?

Prendo in mano un testo intitolato “Le memorie dello squalo“, definito un incrocio tra Matrix e Lo squalo, basato sulla strana teoria dei Ludoviciani, squali psichici che divorano le memorie delle persone.

Ne leggo qualche pagina e sembra di rivedere davvero le scene più logorroiche di “Matrix”!

Siamo a corto di idee?

E poi esoterismo e delitti come se piovessero, intere sezioni su donne e guerra, i fumetti sono gli stessi di sei mesi fa, longsellers che occupano metà dei negozi (si va sul sicuro?) e gettano una triste ombra sui gusti degli italiani, pile enormi dei libri di Fabio Volo, Bruno Vespa, Vinicio Capossela e Francesco Renga (gentile Sig. Renga, lei è dotato di una voce meravigliosa, ma per favore…) ed altri cantanti o pseudogiornalisti.

I fantasy a base di guerre fra mostri, nella solita dicotomia dualistica e rigida “bene-male” si sono moltiplicati esponenzialmente.

Terry Brooks ripropone cofanetti più spessi della Torah.

I thriller sanguinolenti, inoltre, sono veramente la punta di diamante del periodo natalizio: stessi titoli, stesse copertine, stesse trame, cambia solo di volta in volta il detective di turno.

Provate a non leggere i titoli sugli scaffali e guardate le copertine: è come entrare nella stanza degli specchi.

Se proprio si vuole leggere qualcosa di particolare si deve ripiegare sulla Vargas e se non piace ci sono sempre la Cromwell o l’immancabile Jeffrey Deaver.

Piuttosto leggo direttamente i testi di medicina legale.

Ken Follet e Wilbur Smith, ormai deceduti da vent’anni, perpetuano i loro nomi grazie ai ghost-writers.

Qualche novità interessante la propone la Marsilio Editori, mentre anche Strade Blu della Mondadori si sta ripiegando sulla clonazione di Palahniuk (almeno lui, seppure in tono minore, non mi delude e non so come si pensi di poterlo eguagliare).

La Einaudi risfodera solo i suoi cataloghi.

La Frilli editore propone una serie di gialli a tema “locale”, ma non si capisce perchè reperire un testo del notevole Danilo Arona sia impresa ardua (e non avete idea di quante librerie abbia rivoltato ieri).

La produzione di saggistica si è ridotta ad una diatriba tra fanatici religiosi e loro acerrimi nemici.

Nel genere romanzi si passa da “la storia piu’ commovente dai tempi di Love Story“, a Moccia e i suoi compagni, a libri che son diventati film (almeno finalmente si puo’ di nuovo leggere “Amabili resti” o “Io sono leggenda“. Curiosamente in alcuni negozi i libri di Pullmann, che hanno ispirato “La bussola d’oro“, una serie che attacca virulentemente la chiesa cattolica e l’essenza stessa della religione, accusata di voler rendere atei i bambini, nonostante il blockbuster in uscita oggi non sono così esibiti!).

Ian McEwan, forse grazie all’intervista di Fabio Fazio, sta vendendo molto il suo “Chesil beach“.

A breve recensirò il precedente “Sabato” e temo che i lettori non sappiano ancora a quale strazio andranno incontro.

La sensazione generale è quella di un deja-vu continuo, come se in soli due o tre anni le case editrici avessero ripiegato su vendite supposte come certe limando la produzione degli scrittori.

Per cui solo quelli affermati si possono concedere una certa libertà.

Se avete letto la trama del prossimo “Snuff” di Palahniuk potete avere idea di come pochi eletti, dai tempi di Ellis, si possano regalare il lusso di racconti così brutali e distonici.

Temo che in questo periodo ripiegherò su Saramago, Evangelisti, Faber e per fortuna possiedo diversi libri di Jonathan Carroll, autore prolifico ed intrigante che mi son ripromesso di approfondire.

In attesa che tutte quelle scatole di conservati che osano chiamare libri arrivino ad esaurimento come il petrolio.

8 commenti su “Flatline: il piattume dei libri

  1. dj
    15/12/2007

    Eppure verso la fine del post Lei contraddice quello che afferma nelle prime righe, perché fa un nutrito elenco di testi interessanti e dimostra di esser eun lettore onnivoro. Il lettore onnivoro trova sempre qualcosa da leggere e quindi questo è un falso problema. Poi non credo ci sia penuria di libri, ne escono un centinaio a settimana (certo la qualità non si discute, è questione soggettiva). Forse il vero problema è l’unico che Lei nel post non ha toccato: il prezzo, che è sempre più alto (in tutte le case editrici) e che, quando entro in una libreria, mi sbatte fuori quasi subito, di cattivo umore e a mani vuote. Ma anche a questo c’è rimedio: le biblioteche pubbliche (prestito inter-bibliotecario compreso).

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  2. Sergejpinka
    16/12/2007

    Io mi son buttato sul “serio”: Roberto Saviano <> Mondadori.

    In questi giorni stavo pensando che vi è un perpetuo saccheggio dalle storie di Howard Phillips Lovecraft: alieni, culture antiche, dei mitologici maligni, follia, adepti, ecc.ecc.

    Forse è una caso che il cinema hollywoodiano abbia un debito enorme e i film dedicategli o dalle sue storie estrapolati siano una sciocchezza in confronto alla vastità della quantità e della qualità prodotta dal genio di Provvidence?

    Penso che la filosofia del “tutto è merce, la merce è tutto” sia talmente imperante da rendere ciò ce un tempo si poteva identificare con il genio letterario ora sia solo un produrre buone parole messe insieme una accanto allaltra, trovare temi che scandalizzino, e così si vende il più possibile. Vendendo il più possibile si diviene bravi scrittori, perchè? Bhe’, lo dicono le statistiche: …ho venduto tantissimo, dunque… “Il codice Da Vinci” ne è sicuramente l’esempio più lampante… 😦

    Roberto Saviano con il suo <> vederà enormemente di meno rispetto al Brown, ma non sono affatto sicuro che il “Da Vinci” abbia un peso letterario maggiore… affatto.

    …visto che hai una conoscenza libraria assai superiore alla mia, di Joe Richard Harold Lansdale, cosa mi consiglieresti? 😉

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  3. Sergejpinka
    16/12/2007

    Il libro del Saviano è “Gomorra”: scusa per gli errori nel messaggio di prima.

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  4. Lenny Nero
    16/12/2007

    @dj:

    Caro DJ,

    Intanto non mi dare del LEI!
    Per rubare un’espressione che mi è piaciuta tanto di un mio amico non sono un “blog-imperatorino” in cerca di folle da arringare 😉

    Mi bastano i miei manzoniani 15 lettori e un “caro Lenny” va benissimo; ti assicuro che questo non comporta firmare nessun patto faustiano, checchè qualcuno ne dica sul mio conto!

    Tornando a bomba.

    La mia “lamentatio” partiva dal constatare che i pur pregevoli autori che sto approfondendo in questo periodo sono estrapolati da vecchi acquisti fatti nel tempo e mesi orsono.

    Recentemente ho acquistato un numero di libri veramente esiguo, negli ultimi due mesi credo solo “Bad Monkeys” di Matt Ruff (che oggi ho visto in una dozzina di copia nel settore ALTERNATIVO alla Fnac di Torino. Giusto per gettargli addosso un’aura di poca commerciabilità).

    Inoltre è vero che il libro-maniaco scova sempre qualche perla interessante, ma questa ricerca ultimamente (e ti assicuro che un libreria son capace di ribaltarla!) mi è davvero faticosa.

    La produzione letteraria in termini quantitativi è aumentata, quello che mi turba è la qualità del prodotto.

    E’ vero che non ho toccato il problema prezzi, ma perchè mi volevo focalizzare su altro tema che viene prima.

    Ho visto che ormai acquistare una merdata qualsiasi costa anche 19 euro.

    Il prezzo dei saggi poi (vedi Adelphi) è proibitivo.
    Ricordo che “Le porte della giustizia” di Moshe Idel mi costo’ all’epoca 100mila lire, potete immaginare quanto costi oggi.
    Impraticabile.

    Le edizioni economiche sono vomitevoli, vanno bene per libri usa e getta, ed in genere, infatti, riguardano questo tipo di libri.
    Oppure sono semplicemente illeggibili.

    La tendenza mi pare quella di ottenere il massimo del profitto puntando su prodotti scadenti che, tuttavia, paiono vendibili e venduti.

    Hai presente i piccoli scaffali all’ingresso di certe librerie con i libri più venduti della settimana?

    Guarda quei 10 libri e confessati col tuo parroco più vicino se oseresti sprecare il tuo tempo per una sola di quelle cose.

    Certo, magari tra quei dieci c’è pure “Gomorra” di Saviano, ma conosco gente che acquista libri solo per esporli in casa.
    Mi chiedo invece sempre se davvero qualcuno legge i libri di Bruno Vespa, visto che sono sempre così venduti.
    Un pezzo di Amazzonia bruciata per niente.

    Per fortuna esistono soluzioni alternative, come le biblioteche o acquistare (come spesso faccio per i film) i libri in lingua originale.

    Quello che comunque mi proponevo era prima di tutto esporre una sensazione negativa che sto vivendo quando entro in libreria, anche quelle più piccole e particolari.

    Una volta entrare in libreria per me era come andare al Luna Park.
    Ora è diventato una ginkana in mezzo al guano!

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  5. Lenny Nero
    16/12/2007

    @Sergej:

    Mi spiace, ma su Lansdale non so ancora consigliarti.
    Ho un paio di libri nella mia “wish-list”, ma non ho ancora dato loro priorità.

    Si narra che sia estremamente interessante e “forte”, per cui prima o poi mi toccherà, spero con piacere, dedicargli del tempo 😉

    Non da una bella soddisfazione scoprire nuovi autori da amare?

    Dan Brown è un secolo che promette il suo nuovo libro.
    Speriamo che qualche emulo di Silas l’abbia fatto fuori.

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  6. Giuseppe
    17/12/2007

    1- Concordo sulla sostanziale piattezza del panorama editoriale… ma forse bisogna scavare un po’ e andare a caccia tra i piccoli editori appassionati (o le collane coraggiose, appunto, stradeblu)… penso alla Meridiano Zero di Padova, che fa cose stupende… ad esempio, hai mai letto Derek Raymond? René Fregni? Susan Musgrave? di quest’ultima ti consiglio “cargo di orchidee”, che ho tradotto io, ma non te lo consiglio per quello (non avrei nulla da guadagnarci: ho tradotto anche “Le memorie dello squalo” ma non lo consiglierei con altrettanta veemenza). Diciamo che ho avuto modo di esplorare meglio di chiunque questo libro, e di scoprirne il valore. È un libro scritto col sangue, con una passione che non ho più ritrovato da nessuna parte. Se ti fidi…
    2- Sai che io Palahniuk non lo reggo più, e da tempo? Mi pare stia facendo il verso a sé stesso. Lo inquadro perfettamente nel disastro editoriale che descrivi, non meno degli autori di best seller che citi… ma che dire, l’amore è amore, e non si può discuterne…
    3- Tornando a “Le memorie dello squalo”, davvero ti ricorda Matrix? Mah… a parte la lentezza delle prime pagine (e un computer con i caratteri che cadono: citazione voluta, ma virata in blu 😉 ) non ci trovo molti elementi di somiglianza, mi ricorda più certe atmosfere surreali alla Doctor Who… fantascienza lenta all’inglese, un po’ cerebrale, di certo poco adatta a chi vuole tenersi sveglio con un libro d’azione… (questo almeno per le prime pagine, poi si trasforma… e perde qualcosa, uhm, sì, forse proprio come matrix)… ma ha qualcosa di morbosamente affascinante. Non che sia un capolavoro assoluto, ma qualche motivo di pregio non gli manca, secondo me.
    Comunque, insisto, prova a leggere la Musgrave o gli altri che ti ho citato, e mi dirai!

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  7. Lenny Nero
    17/12/2007

    Caro Giuseppe,

    grazie per la lunga disanima che a quanto ho capito è pure scritta da un “professionista” dell’ambiente, quindi sicuramente ne sai più di me, che sono solo un girovago di librerie.

    Conosco benissimo la Meridiano Zero, tra le mie preferite insieme alla Marsilio.
    Conosco pure Derek Raymond, ma…non fa per me, anche se ne riconosco una certa verve narrativa (non sopporto il suo background definiamolo…ideologico…).
    Ne recensii malamente e in malomodo un libro che detestai.
    Pero’ per esempio pubblicarono il magnifico “Superstizione” di David Ambrose e molti altri bei libri.

    Su “Le memorie dello squalo” forse dovrò ricredermi allora 😉

    Per quanto riguarda Chuck, indubbiamente ha un suo stile cristallizzato, però io quando leggo dieci pagine sue è come se mi fossi fatto il migliore degli stupefacenti.
    Se poi vogliamo riconoscere nelle sue opere una certa discontinuità o addirittura una caduta, se ne potrebbe discutere tranquillamente, non griderei a lesa maestà!
    Anche se meglio il mio amato Chuck che Moccia…

    Mi son segnato il titolo della Musgrave, vedrò di reperirlo e ti ringrazio molto dei consigli!

    Che fatica, però, scoprire cose interessanti in mezzo a quel mare magnum…

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  8. Caino
    30/07/2013

    Il mondo dell’editoria, oggi, funziona che pubblicano unicamente se il loro investimento è già in pari prima ancora di essere avviato.
    Non hanno neanche un contratto con il tuo nome sopra ma devono sapere se tu sei in grado di garantire il loro investimento.
    Se hai presente un mutuo, eccoci.
    A differenza di un mutuo non hai fideiussori a garantire la tua serietà, ma followers.
    Non si parla di “almeno” 1000 euro al mese, ma “almeno” 1000 like a post.
    E se non scrivi tu ma lasci fare ad un “redattore” tanto meglio: usano i tuoi like, i tuoi follower, i loro professionisti standardizzati e non corregono la tua interpunzione e la tua grammatica.
    Bisognerebbe anche sapere come funzionano case editrici come la Mondadori, ma il buon “Edo” ne parlò chiaramente su Nazione Indiana qualche anno fa’.

    Poi mi tocca leggere che Palahniuk ha un grado di libertà.
    E qui mi scappa un po’ da ridere.
    E’ un po’ come dire che un vampiro è libero perché beve sangue mentre nessun altro osa farlo.
    Il buon omosex Chuck Palahniuk ha prodotto un libro all’anno per circa 10 anni, ha nascosto la sua omosessualità sin dai tempi di Fight Club e ha prodotto lavori come “Cavie”, l’equivalente del truciolato in letteratura.
    Quanto è libero? Praticamente zero.
    Il mercato richiede il “pop” e richiede il “resto” in parti diverse, ma richiede entrambe. Per ogni Brad Pitt c’è un Rocco Siffredi. Per ogni David Guetta c’è un Marilyn Manson.
    Ma Marilyn Manson deve essere blasfemo per contratto, sia chiaro.

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Questa voce è stata pubblicata il 15/12/2007 da in Flussi di incoscienza con tag , .

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