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Peace is for pussies

9

Quali strade abbia percorso il corto originale del 2005 per arrivare ad essere prodotto dalla strana coppia Tim Burton e Timur  Bekmambetov, mi è ignoto, ma guardando “9” si vede il risultato della fusione tra due concezioni estetiche differenti, ma conciliabili.

E il tramite è Shane Acker, collaboratore della WETA, che deve aver incantato entrambi per differenti motivi e ha avuto l’occasione di espandere il suo lavoro precedente.

Non considero “9” una pietra miliare o un’opera fondamentale nella storia dell’animazione CGI, ma sicuramente la visione vale, per il poco tempo che dura, grazie ad una realizzazione impeccabile, scene d’azione efficaci e di grande dinamismo, diverse e felici intuizioni visive e all’empatia che in modo sottile, e quasi magico, si riesce a provare per quelle bizzarre creature che popolano un mondo post-atomico e costrette ad unirsi contro un nemico che non era il loro.

Precisando che non ho visto il riferimento originale, è possibile fare solo delle deduzioni su che cosa sia avvenuto.

Se proprio si devono trovare dei difetti, questi risiedono nell’eccessiva compattezza della storia, nella manifesta intenzione di allungare un debole canovaccio con inserti finto-storici che raccontassero la guerra tra gli umani e le macchine.

Inoltre si deve soprassedere, per necessità, sulle modalità alchemiche di creazione dei nove che in un’ambientazione simile sono tanto affascinanti, quanto dissonanti.

La lamentela deriva dal fatto che ci si appassiona al destino dei bizzarri guerriglieri, dalla forte volontà a dispetto della fragile apparenza, e qualche elemento in più sul contesto avrebbe reso la storia meno leggera, per taluni versi meno infantile, e molto più epica e drammatica.

Si preferisce, invece, mantenere una trama quasi rarefatta, e solo a tratti misteriosa, a favore del ritmo e del dinamismo generale.

Da questo punto di vista “9” non delude: i combattimenti sono mozzafiato e acrobatici, immersi in scenografie che fondono in modo riuscito elementi steampunk e architetture europee.

Per chi ama quel tipo di scenario post-apocalittico, gli occhi continuano a vorticare da un dettaglio all’altro, a farsi affascinare dai colori da fucina di Efesto e dalla grandiosità del male cui si contrappone una piccolezza sgangherata.

Ed è in questo contrasto che i personaggi emergono, ognuno con la sua personalità ben definita, progettati fino all’ultimo pixel per conferire loro un’unicità inconfondibile (e alcune idee non esito a definirle geniali), anche se il segreto che celano li unisce più di quanto siano coscienti all’inizio della loro avventura.

Per una generale superficialità di scrittura, che non concede alle potenzialità evidentemente presenti di esprimersi fino in fondo, non mi sento di acclamare “9” come un capolavoro.

Nelle scene finali, in cui il ritmo finalmente rallenta, si fa spazio all’emotività, all’incredibile umanità di esseri costruiti con bottoni, rattoppi e pezzi di metallo, e si prova un po’ di rammarico (mentre assistiamo ad una sequenza poetica e che non lascia facili speranze) per una sintesi che potrebbe anche essere faciloneria.

Di questi tempi, comunque, certe osservazioni sono quasi pignolerie.

2 commenti su “9

  1. Carlo
    14/01/2010

    Come sempre, hai recensito l’opera in modo sublime, conferendo pregi e difetti a una visione analizzata da altri soggetti in modo superficiale e raffazzonata.

    Non condivido il tuo stile freddo, metodico e totalmente obbiettivo nell’analizzare ciò che propone il grande schermo, ma comunque lo ammiro per la sua lucidità e chiarezza ( è una questione di carattere: io, per esempio, evito di dare qualsiasi consiglio per il troppo ” cuore ” ed entusiasmo in ciò che amo, finendo col risultare troppo di parte… lo so… nel latte ci metto troppo ” miele”… ).

    Comunque, il solo fatto di aver ripetuto più volte che l’opera in questione ” non è un capolavoro ” lo rende sicuramente, per il mio essere così emotivo e passionale, un prodotto al quale di sicuro ci lascerò il cuore…

    Mi pare quasi che tu sia stato combattuto nel conferirgli un verdetto finale: da una parte, l’incredibile perfezione tecnica, la fotografia, l’uso del contrasto e delle luci, il doppiaggio ( immagino che tu, come me, sia un purista del visionare un film in lingua originale ) ti ha affascinato e sbalordito come un poppante da latte; dall’altra, il mancato raggiungimento del ” sublime ” in un qualsivoglia messaggio e concetto che il film ha mancato per poco ( o per sbaglio ), stride con la tua visione della perfezione, o quantomeno del mancato ” dieci ” in pagella.

    Complimenti comunque; grazie a gente come te e la Molteni posso andare a occhi chiusi su qualsiasi visione… parere personale permettendo.

    Un saluto chirurgico.

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  2. Metatron
    15/01/2010

    …scusate, ma il film in questione è già uscito nelle sale cinematografiche italiane o bisogna aspettare ancora tanto??

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Questa voce è stata pubblicata il 11/01/2010 da in Cinema, Flussi di incoscienza, recensione con tag , .

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