Gli elementi horror sono elementi d’atmosfera e pretesti narrativi, con idee prese da Shimizu (Ju-on) o Roeg (Don’t look now), quindi i fantasmi degli omosessuali passati vengono usati per mettere in scena la fine di una relazione. Peculiare l’intento, c’è stile nonostante il low-budget, ma anche una cospicua dose di lentezza e noia ingiustificate perché sotto la confezione la sostanza non ha poi tutto questo spessore che elevi la storia e i dialoghi sopra la banalità, anche nelle loro derive più tristi e violente. Uno spaccato di vita omosessuale non a tutte stelle, ma fatta di solitudine e morte, ma in fondo che sia omosessuale è persino incidentale e deriva dalla decisione del regista di trattare una relazione gay in modo adulto e naturalistico, argomento raro nella cinematografia islandese (a suo dire e per chiunque la conosca).
https://gayiceland.is/2017/new-gay-thriller/