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Peace is for pussies

“Trilogia della città di K.” di A. Kristof

trilogia.jpgQuesto è un perfetto esempio di lettura talmente soddisfacente che quando ne arrivi al termine tieni ancora in mano in libro per continuare ad assaporare le sensazioni fortissime che ti ha dato, per restare ancora un po’ con quei personaggi che hanno condiviso con te in prima persona drammi e intimità lacerate.

E’ un testo difficile, strutturalmente complesso, da leggere con attenzione per non rischiare di perdersi tra i salti carpiati ed i giochi di specchi narrativi che ne costituiscono la struttura portante, ma in ultimo, al di là degli artifizi letterari, è il contenuto intenso retto da quella struttura che si incide nella memoria.

Diviso in tre parti, intrecciate come nelle metamorfosi di Escher, si colloca temporalmente durante la seconda guerra mondiale, in un paese dell’est europeo mai esplicitamente nominato, così come le controparti belliche e i rivoluzionari sono sempre assolutamente senza bandiera, anche se riconoscibili.

Una donna disperata chiede alla vecchia madre (una contadina considerata una strega e avvelenatrice del marito, avara fino all’inverosimile ed immersa in un’esistenza fatta di duro lavoro, stenti e durezze inimmaginabili) di allevare i propri figli gemelli, descritti fin dal principio come un’unica entità inseparabile.

I due bambini, di cui scopriremo nomi e vicende future solo a lettura avanzata, sono dotati di un’intelligenza straordinaria, autodidatti, fisicamente resistenti e dediti a continui esercizi per rendersi più forti verso un’esistenza che si prospetta amara, attraverso torture fisiche o allenamenti mentali, fino a crearsi una proprio modus vivendi ed una propria morale, limpida quanto primitiva nella loro concezione infantile di bene e male, che li indurrà anche a compiere atti di pura e malvagia giustizia.

I drammi della guerra travolgeranno ben presto il loro paese, ma non loro, una monade acciaio che rimane impassibile persino di fronte all’atroce morte della madre e della piccola bambina appena partorita, delle quali custodiranno gli scheletri come macabri cimeli, insieme ad un diario su cui scrivono alacremente notte e giorno e che cela tra le pagine il loro segreto.

Lo stile del primo capitolo è secco, durissimo, ricco di frasi e paragrafi brevi e commenti a volte agghiaccianti nella loro crudezza, a descrivere in forma quasi diaristica un mondo in cui le relazioni umane non mostrano piu’ tracce di umanità e solidarietà, ma solo di cattiveria e cinismo gratuito.

Fino ad arrivare al momento della prova più estrema cui i gemelli si sottoporranno volontariamente: la separazione.

Nei successivi capitoli lo stile diventa fluido, a tratti vorticoso, mantenendo solo nei dialoghi scambi di battute che sembrano colpi inferti da un coltello impazzito, e gli eventi sono narrati in prima persona dal ragazzino rimasto al suo paese natio, che si troverà ad affrontare da solo una vita sempre più faticosa che infrangerà pure la sua proverbiale flemma, attraverso la scoperta dolorosa dell’amore, del sesso e della morte del suo figliastro malformato, ma geniale e con uno sguardo talmente disarmante sulla realtà che non potrà che scegliere l’unica opzione possibile per una creatura sfortunata come lui.

Il cambio di registro narrativo non è casuale, è un indizio che non stiamo più leggendo il grande quaderno dell’incipit, ma un’altra storia in cui gli eventi del passato assumono altre sfumature, altre spiegazioni, addirittura stravolgimenti che ribaltano tutto quello che pensavamo fosse accaduto.

Ed attraverso la disintegrazione progressiva e metodica della narrazione precedente, fino a creare nel lettore un’ansia da disorientamento, la Kristof ci trascinerà in modo avvincente alla grande menzogna del romanzo rivelandoci una verità inattesa che racchiude tutto il significato del libro.

Se le vite romanzate a volte sembrano una sequela di drammi emotivamente insostenibili (vi troverete a star male, verrete irritati, sconvolti, commossi: questo romanzo non lesina un solo possibile pugno nello stomaco, senza romanticismi di sorta, solo dolore denudato nella sua essenza per procurare più sofferenza possibile), le vite reali possono essere ancora più tristi e desolanti e l’esistenza delle persone interrotte da traumi che le hanno travolte e rese morti che camminano.

Ed a questo dolore senza fine, cui nessun umano può reggere (tutti i protagonisti, estenuati, crolleranno a loro modo sotto il peso schiacciante di un passato troppo grottesco e pesante per chiunque) l’unica via di fuga è offerta dalla fantasia, dalla scrittura, dalla creazione di storie terribili che per quanto tali non eguaglieranno mai la portata devastante della vita cui anche il piu’ duro degli uomini soccomberà sfinito.

Non è un romanzo bellico, le mille sottostorie intrecciate con splendida maestria sono vicende che non hanno nulla a che spartire con ideologie e truppe in campo; la guerra è solo lo scenario metaforico di una condizione umana che si perpetua nel tempo fino alla morte.

Se pure ne “Il partigiano Johnny” di Beppe Fenoglio già si avanzava il concetto di guerra perenne, e la guerriglia finale assumeva contorni esistenziali, in questo romanzo bombardamenti e corpi mutilati dalle mine scandiscono solo il ritmo di vite che subiscono tutto questo e vi resistono a loro modo, senza fuggire, tentando di ricostruirsi continuamente, nel mondo reale ed in quello dell’immaginazione, ma trarsi in salvo sarà al di là dei loro sforzi ed in attesa ci saranno solo pazzia, solitudine e morte.

10 commenti su ““Trilogia della città di K.” di A. Kristof

  1. chiarac
    27/11/2007

    Bella recensione, ha stimolato la mia curiosità. Sembra un libro interessante soprattutto dal punto di vista letterario: mi incuriosisce l’uso degli stili che descrivi, e anche l’invenzione narrativa.
    Cercherò di ritagliarli un buchetto nella pila di libri in attesa di essere letti o finiti!

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  2. Lenny Nero
    27/11/2007

    Se cerchi un libro che ti faccio torcere le budella, piangere lacrime amare e stupirti con la sua geniale costruzione, fidati, abbandona qualsiasi cosa tu stia leggendo e precipitatici sopra!

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  3. daniele
    17/12/2007

    è un libro che adoro, assolutamente uno tra i miei preferiti, l’ho letto qualche anno fa e mi ha gelato il cuore, mi ha fatto piangere, mi ha emozionato come pochi altri libri… adoro in particolare il primo libro. questa maniera di scrivere così viscerale l’ho trovata in altri due libri che ti consiglio (se non li hai già letti): “e l’asina vide l’angelo” di nick cave, e “quando teresa si arrabbiò con dio” di alejandro jodorowsky… leggili e fammi sapere…

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  4. Lenny Nero
    17/12/2007

    Grazie Daniele!
    Ottimi consigli!

    Nick Cave il cantante dei Bad Seeds e dei Birthday Party?

    Di Jodorowski conosco la produzione filmica e fumettistica, nulla dei suoi testi che alle mie narici scettiche odorano un po’ di new-age, ma sicuramente ci daro’ un occhio.

    Se lo trovo!!!

    Meno male che esiste IBS…

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  5. lunariamente
    05/01/2008

    ciao
    l’asina vide l’angelo è bellissimo, ma non arriva come intensità a la trilogia della città di k, mentre non conosco quando teresa si arrabbiò con dio… provvederò e vi farò sapere!

    saluti
    popoff

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  6. sabrina
    02/01/2009

    il libro è in certi passaggi è così duro che le scene lette mi sono tornate in mente anche dopo ore.
    l’unica cosa è che io non riesco a trovare il nesso che scioglie tutta la narrativa, leggi il libro fino all’ultima pagina per accorgerti che non c’è nessun collegamento chiaro e per quanto cerco di sciogliere l’enigma dei tanti personaggi che girano intorno alla trama credo di fare solo congetture!

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  7. strange
    10/03/2012

    Ottima recensione, precisa e mai sopra le righe.
    Una delle migliori che abbia letto.

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  8. emmestone
    24/08/2012

    Uno dei libri della vita. Anche qui, hai detto tutto quel che si doveva.

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  9. Davide
    31/08/2013

    Da restare muti, mi complimento per la tua recensione io non sarei riuscito come ho detto mi ha portato il silenzio.

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  10. Luca.Sempre
    12/11/2013

    Ne parlerò in un post del blog già in programma.
    Libro fantastico.
    Ottima recensione.
    Bravo 😉

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Questa voce è stata pubblicata il 26/11/2007 da in Flussi di incoscienza con tag , , .

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