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Peace is for pussies

[Letterboxd] The whispering star

twsForse il film più provocatorio di Sion Sono, ma non nel modo che ci si potrebbe attendere.

Lontano da derive ero-guro (Strange circus), queer, ultradrammatiche e/o surreali (Love exposure, Suicide ClubTag), comunque si tratta di un film in cui ricorrono temi, ambientazioni (non userei i film di Sono come promozione turistica per il Giappone) o posizioni politiche sui quali il regista ama tornare: le potenzialità pericolose del progresso che rende l’umanità fragile e sull’orlo del precipizio (suggerito all’inizio di Himizu, mentre in questo caso il precipizio è pienamente scavalcato), la critica al modus vivendi frenetico che diventa anche vivere superficialmente, senza più attesa ed emozione della scoperta o alcuna magia. La tartaruga gigante di Love & peace non era scelta a caso.

Film dichiaratemente post-Fukushima e ambientato nei desolatissimi dintorni, finanziato di tasca propria con quasi unica attrice la moglie Megumi Kagurazaka (di cui abbiamo già apprezzato il carisma in diversi film di Sono, a cominciare da Guilty of romance), per mio gusto, nonostante la confezione minimale ma elegantissima, pretende troppo dalla pazienza dello spettatore per veicolare un messaggio fin troppo leggibile.

Inno al silenzio, alla lentezza, contro le consegne a domicilio ultrarapide (la protagonista è un’androide che viaggia su una splendida e tradizionale casa giapponese attraverso la galassia per recapitare pacchi nell’arco di decenni ai pochi umani sopravvisuti a un disastro) e contro un Sistema che inevitabilmente divora se stesso, condannando il 20% di umanità non decimata a una morte lenta e inesorabile, sarebbe potuto durare 60 minuti ed essere ugualmente efficace e straniante, nel modo delicato di narrare una terrificante solitudine annunciata, tanto terrificante da essere provata persino da un’androide che compiuto il suo dovere professionale davanti a sé ha solo una deriva eterna.

Però bisogna aver proprio voglia di guardarlo, se no dopo i reali 60 minuti la pur comprensibile critica da vecchio barbagianni fa venire voglia di chiudersi in un’auto sparata a 180 chilometri all’ora con musica heavy metal a tutto volume (e ve lo dice uno che sui treni viaggia con le cuffie antirumore che usano nelle fabbriche).

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Questa voce è stata pubblicata il 20/06/2018 da in Cinema, Letterboxd, recensione con tag , .

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