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Peace is for pussies

Dirt

C’è chi sostiene che le serie televisive (ovviamente non quelle italiane) siano diventate il nuovo cinema d’autore.

In effetti nel corso del tempo le fiction sono diventate prodotti non solo ad alto budget (“E.R.”, “Friends”, “X-files”, giusto per citare alcune delle piu’ note), ma sempre piu’ sofisticati e complessi, elaborati sotto il livello della sceneggiatura e con prove attoriali di tutto rispetto.

Negli ultimi anni, inoltre, si è assistito ad un’evoluzione verso opere sempre piu’ adulte: il noir-pop di “Desperate Housewives“, la psicopatia macabra di “Dexter”, la sessualità esplicita di “Sex and the city”, il sarcasmo necrofilo di “Six feet under”.

A mio parere si può parlare di autorialità, senza tema di smentita, solo per quella meteora sovversiva, bislacca e mai troppo osannata di “Twin peaks”, ma il fatto che diventi fenomeno di massa un prodotto tanto furbo quanto complesso come “Lost”, che il background letterario di “Dexter” sia più importante per la serie rispetto agli specchietti per le allodole che sono i suoi omicidi, che il sesso diventi esplicito e crudo, che la morte non solo non sia più taboo, ma la protagonista, e soprattutto che si pensi che la chiave del successo per una serie siano la sceneggiatura, attori carismatici ed un taglio visivo da grande schermo, fanno timidamente sperare che paradossalmente sarà la televisione a potersi salvare da se stessa, rieducando quelle scimmie che si chiamano spettatori.

Personalmente non possiedo quello strumento di brain-washing, disinformazione e devastazione morale e culturale da quasi 10 anni, per cui son rimasto estraneo a questo fenomeno dei serial-tv per parecchio tempo.

Quando ho iniziato a leggere di “Desperate Housewives”, “Dirt”, “Californication” e “Dexter” pure su riviste di cinema cult mi è sorto il dubbio che mi stessi perdendo qualcosa di realmente valido.

Di tutte le serie viste “Dirt” è fin’ora quella che si avvicina più di tutte le altre ad una concezione artistica autoriale e quasi indipendente (pur nella sua apparenza cool, ma con un’anima angosciante), visivamente ardita per gli elementi visionari e surreali (spiazzando lo spettatore), forte di una protagonista clamorosa (vera ed adorabile regina degli inferi), moralmente spregiudicata e disinibita, con scene di sesso e violenza che colpiscono (ed osano parecchio) ed un linguaggio finalmente diretto ed adulto.

E soprattutto con un mood che non lesina i momenti ironici, ma per lo più è crudele, cupo, a tratti quasi disperato e non offre un’oncia di redenzione ai devastati personaggi.

Niente lacrime, niente commozione: “Dirt” è una strana creatura che riesce ad intrattenere ed appassionare, pur essendo, di fatto, il lungo racconto di un gioco al massacro da cui nessuno si salva, concentrandosi solo sugli aspetti più infami dell’animo umano, tanto da risultare in più di un’occasione fastidioso ed annichilente.

Nessun ottimismo, nessun conforto, nessun romanticismo dato che l’unica storia d’amore è quella fra un fotografo schizofrenico ed il cadavere immaginario di una delle dive da lui fotografate.

Fotografata schifosamente nella camera mortuaria mentre le fiamme crematorie si trasformano in mani infernali e la trascinano via da lui.

Terminata la prima serie, ci si rende conto della perfezione di questo apologo morale, dato che la sottotrama principale tira le fila e si chiude il cerchio in una conclusione agghiacciante.

Per questo mi rifiuto di scrivere spoiler o accennare agli eventi.

Vi basti sapere che Courtney Cox interpreta Lucy Spiller, quarantenne caporedattrice della rivista scandalistica “Dirt”, algida, perfetta, carrierista, senza scrupoli, frigida e fidanzata col suo vibratore.

Unico punto debole un’oscuro suicidio del passato che la tormenta e di cui forse non comprende il significato alla base perchè l’ha rimosso.

Il suo studio privato, il caveau dei segreti dove custodisce documenti che usa per minacciare le stars e trasformarle in informatori, è avvolto nel rosso e dominato da un quadro che rappresenta i dannati.

A supportarla nelle sue indagini scandalistiche, alla ricerca degli scoop più clamorosi, della verità più laida sulle celebrità (tra teste mozzate, sodomie, doppie vite, droga e ricatti mortali i colpi di scena non mancano) Don Konkey, fotografo affetto da schizofrenia funzionale, sempre sull’orlo della follia, suo amico e schiavo, tormentato da visioni ed allucinazioni a sfondo sessuale, macabro e persino incestuoso.

Il personaggio di Don è quello che consente alla serie di andare oltre una mera storia di gossip ed intrighi per elevare lo stile visivo ad un piano realmente artistico e consentendo di allestire sequenze inaspettate per un prodotto televisivo che di primo acchito potrebbe sembrare una sit-com pettegola.

Niente di tutto questo: “Dirt” è davvero sporco, amorale, esplicito in modo realistico, sfacciato, volutamente provocatorio, ma mai stupido.

Al massimo desolante e nichilista, ma questo è un valore aggiunto.

Non fa ridere, al più atterrisce.

A titolo di curiosità, comparsate speciali per Vincent Gallo e per l’ex-partner della Cox in “Friends” Jennifer Aniston; ma al loro incontro, dal tono frivolo e dal sapore lesbo, non faranno seguito risate, ma lo scatenarsi di un piano di vendetta omicida.

8 commenti su “Dirt

  1. Caino
    20/05/2008

    peccato che diventi una porcheria nella seconda stagione.
    ne parlai anche io, tipo cent’anni fa.

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  2. Steve McQueen
    21/05/2008

    Mi hai incuriosito, dovrò cercare il cofanetto.
    Byez

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  3. Francesco
    25/05/2008

    Strano, a me Dirt è sembrata spazzatura pura.
    Prova qualcosa di HBO comunque, che punta davvero su una qualità autoriale e spesso riesce a superare di parecchio il cinema sfruttando pienamente le potenzialità del mezzo seriale.
    Tra le varie, ti consiglio: Six Feet Under, che hai citato anche tu, la recente In Treatment, Carnivàle (storia sulle ultime incarnazioni divine sulla terra), Big Love (commedia su una famiglia poligama, imperdibile, con un interessante e a volte esilarante background religioso), Tell Me You Love Me (che ha fatto parlare di sè per le scene di sesso girate ‘per intero’ – come in Shortbus, per trovare un riferimento cinematografico), la miniserie Angels in America, Deadwood e così via, ce ne sono diverse che anch’io devo ancora vedere.

    Non ho capito comunque se hai visto per intero tutte quelle che hai citato.
    Desperate Housewives è decisamente la peggiore, ma in generale è ingiusto fare un confronto tra una serie che va in onda sulla ABC e quelle che vanno in onda via cavo, dove la libertà è decisamente maggiore. Non che ci tenga a difendere DH, si intende.

    P.S. E’ anche ingiusto parlare di autorialità *solo* per Twin Peaks. E’ stato un punto di partenza fondamentale su cui poggia tutto il resto ora, ma ha svariati difetti (nella seconda stagione) che sono proprio tipici della tv e che adesso, bene o male, nei prodotti di vera qualità non ci sono, o non si notano così tanto. Ma magari è solo il tempo a parlare.

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  4. Lenny Nero
    26/05/2008

    @Francesco:
    <Strano, a me Dirt è sembrata spazzatura pura.

    De gustibus 🙂

    <Tra le varie, ti consiglio: Six Feet Under

    Ho visto solo un paio di puntate, ed in effetti la qualità sembra altissima.

    <Non ho capito comunque se hai visto per intero tutte quelle che hai citato.

    Molte sì. Col mio ragazzo ci siamo sparati praticamente tutta la prima serie di “Lost” in un weekend: quando la scimmia ti prende…

    <Desperate Housewives è decisamente la peggiore

    Io la prima serie l’ho semplicemente adorata.
    Purtroppo con la terza serie compie una parabola discendente smaccata dalla quale mi han riferito che si riprende, ma chissà…
    A me è ha stupito perchè è molto coinvolgente, molto noir, e non una robetta da portinaie come mi aspettavo.
    Penso che i numerosi premi ricevuti per la prima serie ne siano testimoni.
    Per quel che valgono i premi, eh.

    <E’ anche ingiusto parlare di autorialità *solo* per Twin Peaks.

    Come scrivi tu, sono troppo fresco di visioni dopo ANNI che non guardavo nulla prodotto dal tubo catodico, quindi per ora mi tengo prudente rispetto a facili capolavorismi.

    Grazie per il commento!

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  5. sganassa
    07/07/2008

    Bhe la scimmia per lost è il minimo… ah!
    Cmq scrivo per segnalare “The Kingdom” che nessuno ha qui citato: questo come twinpeeks è d’autore, il regista è Lars Von Trier … e si vede…tutto a papà!
    …buon weekend (che sui p2p lo si trova integrale, continuo, senza sigle e doppiclick da fare…. 🙂

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  6. Lenny Nero
    07/07/2008

    @sganassa:

    guarda, non è scimmia per Lost, è dipendenza pura, ho le crisi di astinenza da una settimana all’altra!

    “The kingdom” l’ho acquistato in dvd secoli fa e lo vidi tutto d’un fiato (ma ho battuto il record guardando l’intera terza serie di Lost in un weekend, io e il mio bf assolutamente ipnotizzati e con l’adrenalina a mille!!!).
    E’ disponibile anche il seguito di “the kingdom”, ma il prezzo è ancora esorbitante!

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  7. Lenny Nero
    12/09/2008

    Un piccolo update: la seconda serie è semplicemente inguardabile. Mi si sono incollati gli zebedei per terra.

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  8. lux
    17/02/2009

    BEH I “SOPRANOS” SONO UNO SBALLO COME PURE “SHIELD” E POI UNA SERIE CHE è SOTTOVALUTATA…”SKINS” NON CREDO CHE “DESPERATE” SIA LA PEGGIORE..LA PRIMA SERIE Eè UNA BELLA COMEDY NOIR….CREDO PERò CHE LA PRIMA SERIE DI SKINS è UN AUTENTICO CAPOLAVORO DI DRAMMA E SOLITUDINE . NON VI DICO ALTRO.
    DIRT è INGUARDABILE COME BIG LOVE-

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Questa voce è stata pubblicata il 20/05/2008 da in Flussi di incoscienza con tag , , .

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