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Peace is for pussies

Pacific Rim

pacificrimQuesta è una meta-recensione: una recensione in cui si spargono parole sul film in oggetto, ma in realtà si vuol fare le pulci alla disonestà (involontaria?) di altre recensioni.

La premessa è che nessuno perde punti-intellettuale nello scrivere che gli piace la merda.

Non lo eravamo neanche prima intellettuali, e voglio credere che nessun blogger ritenga di esserlo (neanche quando v’inviterà Fabio Fazio lo sarete, anzi, tanto meno).

Esiste una vasta categoria di prodotti di intrattenimento che può essere inserita agevolmente nella categoria guilty pleasure.

L’onestà dietro la recensione di un simile oggetto di piacere (che potremmo anche definire, con un senso letterale più ampio, pornografia) la si nota quando il commento è anche critico-analitico, per cui non ci si limita a sostenere il mi sono divertito COMUNQUE, ma si evidenziano le criticità a prescindere dal mi sono divertito COMUNQUE.

La disonestà si nota quanto il mi sono divertito diventa fonte di una cornucopia di deliri entusiasti riassumibili in capolavoro o è già un classico, neanche fosse riportato un comunicato stampa della produzione e con il fraudolento (quanto, questo sì, classico) scopo di vendere la merda per cioccolato.

L’unica recensione a mio avviso ammissibile per Pacific Rim è quella che sintetizza l’alternarsi, purtroppo scarso, di fantasmagoriche scene di lotta megarobot-megamostri (e nessuno metta in dubbio che non mi sia esaltato e si fotta Newton) a scene degne di una programmazione alternativa di Disney Channel rivolta a bambini che sniffano Ritalin.

Non mettere in rilievo il target per famiglie con pargoli al seguito e la mancata adultità è disonesto e non dovete vergognarvi se vi siete divertiti durante i siparietti con l’ibrido fra J. J. Abrams e Rick Moranis che riducono i momenti nerd a sketch di bassa comicità.

Non è obiettivo non mettere in rilievo che lo splendido prologo, epico e tragico, pone una premessa e una promessa non mantenute con i toni successivi da Rai Yo-Yo, che mancano il senso dell’apocalisse, della disperazione, dell’ultima spiaggia, in una trama che mischia scenette dalla famiglia Bradford e relega il pathos alle paturnie criptosessuali e incestuose della protagonista (finché l’ormone ha la meglio), che la noia nel primo tempo diventa imperante (quando iniziano le mazzate? Perché di fronte alla fine imminente tutti si comportano come dei deficienti? Che cosa m’importa dei momenti Dickens, dei drammi personali o delle scazzottate virili in una pink-piaggeria che neanche in Grease mentre fuori dall’hangar persino i mostri sembrano girarsi i pollici in attesa che gli umani la smettano di pettinarsi?), che l’aggettivazione di classico è sempre prematura e non ha più senso negli anni 2000 alla velocità con cui metabolizziamo e dimentichiamo ogni cosa, anni in cui al massimo il regno degli Yankee produce prodotti derivativi, plagi ammansiti o meta-post-qualsiasicosa.

Non mettere in rilievo lo spreco di spunti grezzissimi ed euforizzanti come le diverse caratteristiche degli Jaeger, con tanto di tralerighe esaltazione del buon vecchio zio Sam (Gesù, Del Toro: sei pure messicano) a favore di spunti narrativi che sembrano ipercompensare il timore di non piacere a tutti (e il risultato è sempre scegliere le vie più facili e più intraprese) significa chiudere troppi occhi solo per giustificare i propri popcorn.

Nessuno contesta la pornografia altrui, ma l’essere senzienti e avere le basi culturali per una critica seria, se no non offendetevi se qualcuno vi fa notare che state scrivendo solo su un blog e che il vostro blog sembra la Smemoranda dei miei 10 anni e che i toni sempre-e-comunque capolavoristici ed ecumenici sono già copyright dei vari Mollica e Praderio.

E da queste parti non si pretendeva molto, solo meno sciocchezze e più botte, un intrattenimento cazzaro e ignorante, ma da adulti, che mi facesse appassionare, pensate a un po’, a robottoni contro mostroni, e non ridere come un demente a cui è appena passata accanto Pollon.

E, non sia mai, personaggi/attori che sfondino nell’immaginario collettivo, e riducendo persino un attore di notevole presenza scenica come Idris Elba a macchietta con il resto del cast c’era ben poco materiale umano e attoriale da sfruttare.

Se vi siete divertiti come un bambino di 8 anni (e sono sicuro che un bambino di 8 anni si possa divertire tantissimo), non dovete peccare di autoindulgenza tirando in ballo cultura otaku (culturalmente colonizzata, come se non fosse già bastato lo stupro del genere horror e che, non me ne vorrete, ma se avete 15 anni meno di me non l’avete nemmeno vissuta) o scrivere paroloni che non spendereste neanche per Fritz Lang (posto che ne abbiate mai visto un film).

Se poi appartenete alla schiera di coloro che osano tirare in ballo Neon Genesis Evangelion, prima che v’impali sulla lancia di Longinus ragionate su questo post: http://giorgiots.wordpress.com/2013/07/15/pacific-rim-vs-evangelion/

E magari leggete le recensioni, e soprattutto i commenti di Nanni Cobretti, presenti qui: http://www.i400calci.com/2013/07/pacific-rim-raccolta-esaustiva-degli-unici-pareri-che-contano/

Dato che io in Del Toro ripongo molto fiducia (ha dimostrato più volte di essere un vero artista) confido (ma gli incassi non sono incoraggianti) che con il seguito si liberi da evidenti briglie produttive e accada quel che è accaduto con la serie Hellboy, passando da un primo film esteticamente notevole, ma risibile a livello di sceneggiatura, all’eccellenza del seguito.

Volevo il capolavoro del genere? Sì, perché sono certo che Del Toro abbia il talento per crearlo e spero che la superficiale e pretestuosa cornice fosse la marchetta necessaria per accontentare la produzione.

Ma Pacific Rim è una prova generale, non la pietra miliare che era pur lecito attendersi.

Ad accontentarsi non l’avremo mai e paradossalmente invito a sostenere il film: se riuscisse a sfondare, punto il niente che possiedo su uno scatto creativo e affrancato nel seguito.

4 commenti su “Pacific Rim

  1. pilloledicinema
    17/07/2013

    Assolutamente d’accordo con il tuo pezzo. E sono anche discretamente contento di averti ritrovato. Ogni tanto sbirciavo Dissolvenza in nero e mi immalinconivo per due. Una perché quello era l’ultimo post e l’altra perché è quello del mancarone di Tony Scott
    Ciao

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  2. Lenny Nero
    17/07/2013

    Il responsabile di DIN è un altro blogger 😉

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  3. pilloledicinema
    17/07/2013

    Uh, allora scusami! Ma in questo caso sono contento di averti scoperto! 😉

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  4. Lenny Nero
    17/07/2013

    fai sempre in tempo a pentirtene!

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Questa voce è stata pubblicata il 16/07/2013 da in Cinema, recensione con tag , , .

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