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Il mistero del bosco (The woods)

ilmisterodelbosco.jpgDirect-to-video dopo le solite e noiose tribolazioni in corso di produzione e distribuzione, è possibile vedere anche in Italia questo piccolo gioiello del talentuoso Lucky McKee, già regista di “May” e dell’episodio “Sick girl” per la serie Masters of horror.

Il film non è immune da critiche, anzi da una sola critica (lo script scorre via un po’ troppo in fretta sui misteriosi rituali alla base degli eventi), che tuttavia minimizzo per mettere in risalto le indiscutibili qualità di un film che probabilmente vedranno/hanno visto solo fans del genere horror o supernatural-thriller o coloro che hanno apprezzato il cult “May“, e vista la merda che circola in sala e non, appiattita su un gusto televisivo, un po’ di raffinatezza visiva, quanto meno, è sempre una boccata d’aria e sarebbe un peccato che un pubblico piu’ ampio non scegliesse un’opera simile per svagarsi piuttosto che un mefitico cine-panettone.

(Ok, vivo nel mondo di Utopia)

Heather, ragazzina piromane, ribelle e oltremodo scontrosa, dopo l’ennesimo incendio viene obbligata dalla madre ad iscriversi alla Falburn Academy, austero collegio del New England.

L’anno è il 1965, le pettinature delle donne sono terribilmente barbie-style, la musica oscenamente diabetica e le automobili delle carrette ingombranti.

Il collegio, edificato proprio in mezzo ad un fitto bosco, appare come un luogo fuori dal tempo, lontano dalla vita mondana, dall’atmosfera severa, ma non cupa e sanguigna come analoghi istituti di argentiana memoria.

Molti (anzi, direi tutti) hanno scritto che i riferimenti a “Suspiria” sono palesi.

Le mie sinapsi mi hanno riportato alla mente con piu’ forza la prima parte di “Phenomena“.

In entrambi i casi le referenzialità sono precise, con l’elemento aggiuntivo de “La casa” di Sam Raimi, ricordato non solo dagli alberi stregati, ma anche dalla presenza di Bruce Campbell stesso, nel ruolo di deus-ex-machina, che spicca in modo particolare in un film tutto al femminile ed in odore di pruriti saffici, e dove è l’unico a portare giusto qualche secondo di ironia in un film che punta su un’algida suspense.

Con un ritmo ricercatamente lento, ma implacabile, grazie anche ad un montaggio perfetto che intercala improvvise visioni e spruzzate gore (presente, ma molto edulcorato), seguiremo Heather scontrarsi con le sue allucinazioni visive e uditive che sembrano generate da una misteriosa presenza boschiva.

Gli scontri con una collegiale bionda-e-stronza, gli strani test cui viene sottoposta dalla direttrice per valutare un non meglio precisato talento (che nulla hanno a che spartire con i normali corsi di studio), le sparizioni delle sue compagne ed una leggenda su tre streghe che in passato sacrificarono al bosco tutte le studentesse della Falburn, rendono via via intrigante la storia che assume sempre piu’ i contorni del soprannaturale, aumentando quel senso di distacco dal terreno e dal contemporaneo che già si avvertiva all’inizio.

Un vero e proprio tuffo in un’antica realtà pagana che strabordando nel mondo moderno ne fa letteralmente macello.

woods.jpgI maggiori pregi di “The woods” (il titolo in italiano mi fa venire in mente paccottiglia anni ’70) risiedono in una fotografia splendida dai toni autunnali, da applausi persino nella macabra danza di morte finale (una sequenza diretta con maestria, ritmata da violenti colpi di accetta ed arti mozzati, in cui in mezzo al buio totale brillano solo la capigliatura fulva di Heather, la lama ed il sangue in suggestivi contrasti); nelle inquadrature sempre particolari ed oblique, ma mai banali o grottesche, quando non costruite su rigorose geometrie (eh sì, un regista, prima di tutto, dovrebbe anche sapere come si usa con gusto la telecamera. Andatelo a dire ai vari Argento o Moretti e loro emuli ancor piu’ scarsi) che saziano i nostri occhi e rendono ancora piu’ forti i contrappunti con una realtà che si sente prossima al crollo, in un’atmosfera vintage davvero gustosa e funzionale; e non ultima, in una recitazione convincente da parte di tutto il cast, su cui spicca una terrificante Patricia Clarkson, già candidata all’Oscar per “Pieces of a April“, che materializza sullo schermo la direttrice di collegio piu’ seducente, ambigua, eppure ferale, che si sia vista da un po’ di anni a questa parte.

Ci sono almeno due sequenze in cui con un solo sguardo, un semplice movimento di occhi, riesce a inquietarci in modo sorprendente, trasformandosi da dolce e premurosa sostituta materna ad implacabile boia.

In realtà, il plauso va a tutti gli attori, diretti in modo maniacale da McKee, attento ad ogni dettaglio (credo che sia uno di quei registi che decidono persino quando un attore debba respirare!), ma indubbiamente talentuosi, compresa la giovane e corrucciata protagonista, Agnes Bruckner.

Il film non è per tutti i palati.

Inadatto a chi cerca l’ennesimo gore-porn (andatevi a vedere un qualsiasi “Saw” ed affini, diretti col culo) o agli esegeti di sceneggiature, sempre pronti a cogliere falle nella sceneggiatura (sono il primo a farlo, recentemente per “El Orfanato“, ma in quel caso si trattava di palese presa per i fondelli) o a chi non è piu’ abituato ad un tipo di cinema per certi versi desueto, dove la progettazione artistica ed una recitazione che sfiora il perfezionismo sono ancora considerati fiori all’occhiello.

Per avermi regalato una piu’ che dignitosa ora e mezza di suspense ed appagato i miei occhi con questo stile che non è old-school, è semplicemente Stile, perdono a “The woods” il finale un po’ deboluccio (nota a margine: ci vedo uno zampino pesante della produzione. Posso sbagliarmi, ma in un film così iper-curato le slabbrature dell’ultima parte stonano fin troppo) e lo inserisco senza infamia nè eccessive lodi nella mia personale lista di piccoli cult (quasi)horror che valgono una visione.

Sarà che ormai ci si accontenta di poco, che al primo afflato di buon cinema ci sembra di ritrovare un po’ di speranza per il futuro dei film di genere?

Vi segnalo una recensione, un po’ meno compiacente, ma di tono simile, di Elvezio Sciallis.

 

6 commenti su “Il mistero del bosco (The woods)

  1. miriem forte
    27/08/2009

    inanzitutto vorrei dire che non assomiglia nè a phenomena e nè a suspiria perchè questi sono capolavori horror mentre the woods noo!!!!

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  2. Lenny Nero
    27/08/2009

    Innanzitutto. E poi? 🙂

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  3. LaVedovaBelleEpoque
    12/02/2010

    Salve , ho appena finito di vedere il film ed è , a mio parere , adorabile, è semplice e la semplicità a volte non piace a tutti. Ma la cosa che più mi ha colpito è una canzone che in una scena del film una delle attrici fa ascoltare ad Heather.. e poi la si può riascoltare nella sigla finale. Per caso sapreste dirmi il nome? incomincia con “You don’t now me..” o una cosa simile. Io adoro quel genere di musica ma non riesco proprio a trovarla. Se per caso lei ne sa qualcosa può scrivere alla mia email. Grazie.

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  4. LaVedovaBelleEpoque
    12/02/2010

    Trovata! si chiama “You Don’t Own Me” di Lesley Gore. Beh.. grazie lo stesso anche se sto facendo tutto io xD

    … ehm.. ok Ciao

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  5. Rossella
    05/04/2011

    Bellissimo film, veramente, anche la colonna sonora con la canzone riadattata di Lesley Gore 🙂

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Questa voce è stata pubblicata il 29/11/2007 da in Cinema, Flussi di incoscienza, recensione con tag , , , .

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