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Peace is for pussies

Franklyn

franklyn“Quando sei perduto, sei pronto a credere a tutto”

In un futuro imprecisato la megalopoli londinese Città di Mezzo è governata con metodi da Tribunale dell’Inquisizione dagli Ecclesiastici.

In questo mondo, in cui è obbligatorio avere una qualunque fede per aver diritto di cittadinanza, con effetti esilaranti, si aggira un ateo e mascherato vendicatore, Jonathan Preest, che si è posto la missione di uccidere l’Individuo, capo di una setta colpevole dell’assassinio di una bambina.

Nel tempo presente Emilia, artista frustrata, veicola in un progetto artistico le proprie pulsioni suicide; Milo, in piena crisi sentimentale e inconsapevole protagonista di alcuni video girati da Emilia, incontra un amore di infanzia incredibilmente simile a quest’ultima; un padre è alla ricerca del figlio David, reduce di guerra appena fuggito da un istituto psichiatrico, che lo ritiene colpevole della morte della piccola sorella.

Lungometraggio d’esordio per Gerald McMorrow, “Franklyn” ha essenzialmente un unico difetto: l’assoluta incapacità di emozionare.

Il regista e autore ha lavorato di cesello sullo script, con un risultato impeccabile e ammirevole, e pur con qualche concessione di troppo ad un’estetica dark-futuristica ormai di maniera (ma sempre con eleganza), esibisce uno stile che riesce a passare con naturalezza ed equilibrio dall’autoriale-esistenziale al delirio steampunk (a tratti veramente immaginifico, soprattutto per il design di Città di Mezzo) in cui risaltano virtuosismi tecnici e cromatici mai gratuiti.

E’ uno spettacolo intellettualoide, freddo, fondato su una sceneggiatura complessa costruita su paralleli tra 4 storie incentrati su piccoli dettagli che ci guideranno, non senza pretendere attenzione da parte dello spettatore che non voglia perdersi, verso il drammatico e corale incontro dei protagonisti che unisce magistralmente tutti i pezzi del mosaico.

Se soprassedete al fatto che gli input cerebrali annegano quelli emozionali, riceverete comunque un piacere del tutto mentale ed estetico, tra citazioni o riferimenti iconografici alti e dialoghi non banali, giochi di montaggio, architetture gotiche o atmosfere claustrofobiche, inquadrature ricercate e quadri viventi, mescolanze mediatiche ed una costante sensazione di sospensione onirica (non priva di fondamento) che giustifica allucinazioni e inganni visivi.

“Franklyn” è come una piccola scultura perfetta a cui il creatore si è dimenticato di lasciare quelle imperfezioni che la rendono unica e speciale.

Non sprofonda comunque nel puro gioco a ricostruire l’enigma, o nell’essere solo il manifesto accademico di un nuovo talento, grazie all’elemento umano rappresentato da un cast notevole (con l’eccezione di Ryan Phillippe, che per fortuna indossa una feticistica maschera a forma di cranio per la maggior parte delle scene) tra cui riesce a spiccare Eva Green, splendidamente in parte nel suo doppio ruolo contrapposto, istrionica o violentemente intensa con un solo sguardo.

McMorrow ha una padronanza impressionante del mezzo cinema ed ha evidentemente ambizioni artistiche notevoli.

Se imparerà anche ad amare i suoi personaggi e a non usarli solo come pedine per mettere in luce la sua indubbia capacità nel costruire arzigogolate trame narrative, non correrà il rischio di diventare una sorta di versione emo di Inarritu (il mondo non potrebbe sopportarne un secondo).

Tanto bello ed appagante da vedere, quanto algido, ma la visione può valere la pena soprattutto se per una sera, come antidoto alla sciatteria che ormai invade le sale, vi accontentate di respirare un perfezionismo promettente e sempre più raro.

E’ un gioco di specchi troppo narciso per appassionare e che lascia in superficie le sue stesse tematiche, tipiche del filone della distopia fantascientifica, ma non mi stupirei se per qualcuno diventasse un cult.

7 commenti su “Franklyn

  1. Antonio
    21/04/2009

    …bello bello bello…

    Un film sulla follia, le sue sfumature…

    Il rapporto conflittuale con la figura paterna (molto poco velato l’abuso del padre sulla protagonista)

    davvero ben curato…per me cult, un gioiellino

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  2. Kiara
    27/04/2009

    Non trasmette emozioni, o forse si è troppo distratti dalla bellezza “estetica”del film e dei personaggi, per rendersene conto? Per tutta la sua durata sono stata rapita dalle inquadrature, dalla maestria degli attori, ma soprattutto dalla “cerebralità” della storia che non permetteva distrazioni. Comunque ottimo.

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  3. Manu
    27/04/2009

    Era da tanto che non vedevo un film sulla follia così…lo adoro!
    Delle immagini spettacolari. Lo consiglio solo a chi non è eccessivamente limitato dalla sua salute mentale.

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  4. maurri63
    27/05/2009

    O siete fritti, o io (che pur faccio cinema da venti anni…) non capisco nulla (probabile). Quale è il messaggio della storia? Siamo tutti pazzi? Una suicida, un padre visionario, un figlio sdoppiato, uno che vede e parla con i fantasmi? E il senso della morte? Mi sembrano tutte tematiche provvisorie. E’ un film brutto, manierista nella sua perfezione (e poikè ricreato al computer non giudicabile), assolutamente mal recitato (basti vedere il personaggio di Susannah York, la madre di Emilia…), e lascia attendere lo spettatore per quaranta minuti (!!) prima di dire qualcosa. Comunque consiglio un gioco: prendete le storie singolarmente, una ad una. Vedete se evolvono, se vi sono xcolpi di scena, se c’è un equilibrio tra i personaggi (a propo, l’amico del “vedo fantasmi”, che gfine fa nel film? si perde, è ovvio…bah.). Comunque, contenti voi…. Ah, dimenticavo: un montaggio ellittico non lavora con i “tagli”, e soprattutto le camere devono essere fisse. Perchè usare le soggettive, se il narratore è esterno? Mah..

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  5. Lenny Nero
    27/05/2009

    Quanta veemenza. 😉

    Sinceramente, da appassionato, non da tecnico, non ho un giudizio così perentorio sul film che comunque, come spero si evinca dal post, ho gradito, ma ho trovato anche tremendamente freddo e poco appassionante. E’ stato soprattutto un “superficiale” piacere estetico legato a molti elementi. Non ritengo inoltre che in un film simile le storie possano essere valutabili da sole. Presumo che il film sia stato concepito fin dall’inizio come un’intersecazione. Se no ogni storia di per sè, come fai notare, risulterebbe tronca e insulsa come un vicolo cieco.

    Comunque mi fa piacere sentire anche il parere di una persona che dice di lavorare da anni nel cinema. In fondo oggi giorno chiunque parla di cinema, pure io. 😉

    Certo, se proprio te la devo dire tutta, Franklyn per te sarà un brutto film, ma nel corso dell’ultimo anno si è visto anche di molto peggio!

    E a quello non c’è mai fine.

    Un unico appunto, però, te lo faccio. Chiedi: qual è il messaggio?

    Sinceramente non sono un fanatico dei messaggi: c’è già troppa gente al mondo che ci bombarda di messaggi o pensa di poter filosofeggiare/indottrinare/fare arringhe. Preferisco gli esistenzialismi. Ma è un sentire personale.

    Mi domando se hai visto l’ultimo di Von Trier. Temo quel che ne potresti pensare. 😉

    Un saluto!

    >—-Messaggio originale—-

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  6. Worlock
    28/09/2009

    se il regista avesse lasciato un po’ da parte qualche perfezionismo e avesse lavorato più sull’aspetto emozionale sarebbe potuto essere un bellissimo film… peccato

    alla fine non è neanche brutto

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  7. velvet
    01/10/2009

    il film è indubbiamente bello e ottimamente girato, pervade comunque una freddezza estetica, che non mi ha permesso di immergermi completamente nel film, alcuni punti dovevano essere maggiormente approfonditi, mezz’ora in più di film non guastava.

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Questa voce è stata pubblicata il 19/04/2009 da in Cinema, Flussi di incoscienza, recensione con tag , .

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