“The innocents” (noto anche come “Suspense”) risale al 1961, un anno dopo “Psycho”, e a distanza di cinque decenni l’etichetta di classico può ritenersi meritata, costituendo un’esemplare lezione di cinema a tutti i livelli.
Tratto da un romanzo di Henry James (“Giro di vite”), sceneggiato da William Archibald (già autore di “Io confesso”) e Truman Capote, diretto da Jack Clayton (“Il grande Gatsby”) e interpretato da Deborah Kerr, il film è un paradigma di ottima trasposizione da un racconto, eccellente regia e perfetto casting (l’attrice protagonista la definì la sua migliore performance).
Miss Giddens, puritana e nevrotica, riceve l’incarico di accudire per l’estate i nipoti (Miles e Flora) di un odioso ed egoista zio.
I bambini si rivelano problematici, aggressivi, si comportano e parlano come due adulti e manifestano un’anomala propensione agli scherzi cattivi.
Insospettita e turbata in particolar modo dalle attenzioni precocemente erotiche e seduttive di Miles, Miss Giddens indaga sulla tragica vicenda della precedente governante e si convince che gli spiriti di due amanti lussuriosi e violenti abbiano posseduto Miles e Flora.
“The innocents” è una miscela di noir, thriller psicologico e horror vecchia maniera, fotografato in un ricercatissimo bianco e nero da Freddie Francis (“The elephant man”, “Dune”, “Il promontorio della paura”, tra i tanti).
L’atmosfera gotica è di per sé una dei protagonisti, corroborata da effetti sonori che contribuiscono a renderla ancora più surreale, minacciosa, a tratti espressionista.
Questa cornice formale inquadra i chiaroscuri psicologici di cui si tinge la trama.
Gli sceneggiatori, pur fedeli al testo originale, ne sottolineano i tratti più ambigui rendendo impossibile capire se si tratti di una storia di possessione o di follia.
Di conseguenza diviene centrale la figura di Miss Giddens: la sessualità repressa (l’attrazione verso lo zio), dopo aver appreso la storia di desiderio e morte avvenuta nella casa, diventa fonte di paranoia e fobia e le ossessioni traslate sui comportamenti dei bambini, tanto da considerarli depravati in modo esasperato e spiegarli irrazionalmente.
Quella che si rifiuta è una realtà turpe e inaccettabile?
Coraggiosamente per l’epoca, il film sfiora il tema dell’impatto psicologico degli abusi sull’infanzia, di bambini che possono aver assistito, o partecipato, ad atti adulti che, da una parte, tendono ad imitare (fino alla scena sorprendente e conturbante del bacio rubato ed appassionato di Miles a Miss Giddens), dall’altra rimuovono, cadendo in preda ad isteria quando si tenta di farli riaffiorare nella loro memoria.
E Miss Giddens, preda di allucinazioni e improvvise apparizioni (la paranoia consente di vedere oltre o crea una realtà inesistente?), sceglierà di intraprendere una china pericolosa, spinta da una volontà di purificazione sensata solo ai suoi occhi e non a caso perpetrata senza scrupoli verso il polo maschile della coppia di bambini.
Il titolo “The innocents” focalizza meglio il tema dell’infanzia violata dalle passioni e dalle ossessioni degli adulti, di bambini tirati fra due estremi cui non sono preparati e trascinati, loro malgrado, in una dimensione psicotica che nessuno è in grado di gestire.
E quando Miss Giddens decide di mettere in atto una drammatica e coercitiva risoluzione, il timore dello spettatore è che questa possa diventare una lacerazione peggiore della malattia stessa.
Fantasmi reali o della mente da combattere, qualunque sia la loro natura, le vittime sacrificali sono già designate e la morte potrebbe essere l’unica via di fuga da un tormento mentale che ha alterato il contatto con se stessi e con gli altri.
quando tornerai a parlare di libri???
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