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Peace is for pussies

La possibilità di un’isola – M. Houellebecq

A distanza di tempo, per non avere aspettative esagerate, dato che amo alla follia “Le particelle elementari”, ho letto un altro romanzo di Michel Houellebecq, in preda a salutare voglia di nichilismo a tutti i costi.

Da un punto di vista emotivo e soggettivo, non posso che apprezzare anche questo testo.

Ricco di pagine da antologia, “La possibilità di un’isola” riesce come i testi che l’hanno preceduto a schiaffeggiarti e scavarti dentro un buco esistenziale: una sensazione catartica.

Da un punto di vista oggettivo, tuttavia, Houellebecq si avvia a soffrire della stessa sindrome di J. G. Ballard, altro scrittore da me osannato, ma che di fatto ricama le sue parole intorno alle stesse tematiche, ribadendo fino alla noia e al didascalismo gli stessi concetti.

Quello che salva dall’annegamento entrambi è avere fottutissimo stile, oltre all’ambizione di essere profetici, quasi oracolari.

Che per essere tali sia necessario anche essere arroganti non è in discussione, ma la violenza lucida e consapevole con cui Houellebecq si scaglia contro l’umanità e le sue debolezze è ferocemente sincera ed efficace, ribelle nel suo voler destrutturare le fasi della vita cercando di non rassegnarsi alla loro ineluttabilità.

Il fatto che funzioni anche commercialmente, è un’altra storia: son convinto che molti si fermino solo sui dettagli morbosi e pornografici delle sue storie, rimuovendo il sentire che li sottende.

-Quanto ai diritti dell’uomo, ovviamente, me ne sbattevo proprio; era tanto se riuscivo a interessarmi ai diritti del mio cazzo-

Daniel è un comico francese di successo, molto furbo nella scelta delle sue battute politicamente (oltremodo) scorrette e scandalose, animato da un interesse per il sesso quasi disperato ed ossessivo e da una costante ricerca di felicità, che prova in modo fuggevole, e con conclusioni tragiche, solo grazie all’amore.

Per Daniel il piacere sessuale è lo scopo dell’esistenza umana, è espressione di forza e vitalità, quella vitalità che gli umani vedono sfuggirsi di mano, tra decadenza e logorio fisico.

Tutto è tristemente transitorio, privo di senso, e le impalcature culturali e religiose vengono viste come nuovi abiti che l’umano indossa per abbellire un’esistenza che di fatto è spinta da semplici pulsioni e si infrange inesorabilmente nel fallimento della vecchiaia e della morte.

-Da questa vita dolorosa, segnata dalla vergogna, ogni gioia sarebbe stata spietatamente bandita-

Cinico, biecamente elitario, beffardo e sprezzante verso ogni forma di politica o culto salvifico (in particolare, le critiche verso la religione islamica e le previsioni sul suo futuro snaturamento ricorrono sovente con cattiveria), Daniel sta scrivendo la sua autobiografia e verso metà romanzo ne comprenderemo il motivo.

I suoi racconti sono alternati a quelli di Daniel 24 e 25, suoi cloni del futuro, membri della generazione dei neoumani, individui solitari, con un metabolismo autotrofo, desensibilizzati dalle pulsioni della precedente specie umana, sopravvissuti alle catastrofi ecologiche che hanno devastato la Terra e ridotto gli umani ad uno stato primitivo e disgustoso.

Cruciale nella vita di Daniel, e nella congiunzione narrativa con i diari dal futuro, sarà la frequentazione della setta mendace degli Elohim, con cui collabora un geniale scienziato convinto di poter ricreare la vita umana; ed ironia vorrà che i suoi intenti abbiano successo.

Lo scopo è la sconfitta della morte, l’immortalità, il raggiungimento di uno stato superiore di coscienza, scevro da quell’aporia congenita degli umani, che si rivelerà però un incubo, uno stato esistenziale che assomiglia al vuoto e alla totale insensibilità.

-[…]loro sarebbero rinati identici in corpi rinnovati, e per la prima volta nella storia del mondo avrebbero vissuto, effettivamente, un amore senza fine. Non è la stanchezza a porre fine all’amore, o meglio tale stanchezza nasce dall’impazienza, dall’impazienza dei corpi che si sanno condannati e che vorrebbero vivere, che vorrebbero nel lasso di tempo che viene loro assegnato non perdere alcuna occasione, non lasciarsi sfuggire alcuna possibilità; che desidererebbero utilizzare al massimo il tempo di vita limitato, declinante, mediocre che è il loro, e che pertanto non possono amare chicchessia poichè tutti gli altri sembrano loro limitati, declinanti, mediocri-

In “La possibilità di un’isola”  Houellebecq affronta in modo meno controllato e più viscerale del solito i temi del sesso, delle relazioni affettive, della fondamentale banalità e meccanicità dei rapporti sociali, della vecchiaia come condizione ritenuta ignobile ed ipocritamente rispettata, del disperato tentativo di un uomo che invecchia di riprovare sentimenti e sensazioni che vede sempre più negati e, come prevedibile, dell’impossibilità per l’uomo di raggiungere la felicità, se non per brevi periodi, se non finendo comunque per annullarsi.

-[…]presi veramente coscienza fino in fondo dei parametri dell’aporia.[…]Vedevo profilarsi la cosa mentale, l’estremo tormento, e in quel momento potei finalmente dire di avere capito. Il piacere sessuale non era soltanto superiore, in raffinatezza e violenza, a tutti gli altri piaceri che la vita poteva comportare; non era solamente l’unico piacere che non si accompagni ad alcun danno per l’organismo, ma che contribuisca invece a mantenerlo al suo più alto livello di vitalità e di forza; era l’unico piacere, l’unico obiettivo in verità dell’esistenza umana, e tutti gli altri – fossero essi associati ai cibi ricchi, al tabacco, all’alcool o alla droga  non erano che compensazioni irrisorie e disperate, dei minisuicidi che non avevano il coraggio di proferire il loro nome, dei tentativi per distruggere più in fretta un corpo che non aveva più accesso al piacere unico. La vita umana, dunque, era organizzata in maniera terribilmente semplice, e per una ventina d’anni, attraverso le mie sceneggiature e i miei sketch, non avevo fatto altro che girare attorno a una realtà che avrei potuto esprimere in poche frasi-

Si potrebbe serenamente sostenere che l’autore ha già, in altri modi, espresso gli stessi concetti ed il finale ricorda pesantemente quello di “Estensione del dominio della lotta”, ma il piglio brillante della prima parte è travolgente e provocatorio e le dissertazioni pessimistiche ed esistenziali della seconda lasciano ancora una volta il segno.

Da una parte si vorrebbe quasi rifitutarle, rimuoverle, controbattere; dall’altra la semplicità con cui Houllebecq riesce a descrivere l’uomo e le sue miserie, spaziando dall’arte all’ecologia, dal sesso alla morte, dalla religione all’edonismo moderno, ha pochi pari ed in quest’occasione le sue conclusioni vengo persino proiettate al di là dei tempi, a descrivere un loop eterno di picchi di illusoria felicità seguiti da insuccessi abissali: lo snaturamento di se stesso è l’unica via di salvezza per l’uomo, e così l’immortalità viene a coincidere con la morte stessa.

7 commenti su “La possibilità di un’isola – M. Houellebecq

  1. william dollace
    23/09/2008

    Ciao.

    Houellebecq Genio. Sono d’accordo, è un profeta tanto quanto Ballard, anche se stilisticamente preferisco Michel.

    La possibilità di un’isola mi manca ancora, anche Piattaforma.

    Per ora il mio preferito fra gli altri due è Estensione del Dominio della Lotta, un vero compendio.

    Ora hanno pubblicato una raccolta di sue riflessioni.
    Da avere sicuramente.

    Un saluto

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  2. Caino
    23/09/2008

    è indubbiamente un gran libro.
    ma ho trovato dannatamente urtante la visione e concezione di tutto il libro.
    lo rileggerei anche ora, giuro, ma mi ha urtato e non lo ricordo con benevolenza.

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  3. velvet
    09/10/2008

    ho comprato il libro, dopo aver letto la tua recensione. Mi ha profondamente colpito. Ciao

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  4. Lenny Nero
    09/10/2008

    @velvet:

    quando mi scrivono che hanno scoperto il tal libro o film grazie a un mio post, ricevo il più bel complimento possibile! 🙂

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  5. egon
    10/10/2008

    Ciao,
    dopo aver letto (in questo preciso ordine) Le Prticelle Elementari (scoperto per caso dopo aver visto il film omonimo), Estensione del Dominio della Lotta e La Possibilità di un’Isola,
    ritengo che l’opera di questo NEOUMANO sia paragonabile per grandiosità solo alle opere di Nietzche e Baudelaire messi insieme

    Saluti

    egon

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  6. irene
    22/10/2008

    Amo profondamente tutto quello che questo genio scrive.

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Questa voce è stata pubblicata il 22/09/2008 da in Flussi di incoscienza con tag , , .

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